Roberto Oros di Bartini ha avuto così tante identità, e altrettanti nomi, che è difficile ricostruire con certezza la sua storia.
L’articolo “Il genio dei mostri volanti” racconta una delle versioni più accreditate della sua biografia, ma non esiste una versione ufficiale.
Si sa che ha incontrato e influenzato personaggi, poi diventati illustri, e, grazie alle loro dirette testimonianze, abbiamo le poche informazioni certe di cui disponiamo.
La sua eredità è nei 60 velivoli progettati, tra cui alcuni anfibi, i suoi Bella Avis Rubra Terrorem Infert NIgra (gli uccelli rossi sarebbero stati più veloci degli uccelli neri), e nel “Mondo di Bartini”, una teoria dello spazio-tempo a sei dimensioni.
Come molti italiani illustri ha ricevuto pochi onori in patria: è come se la suddivisione mondiale in rossi e neri, per decenni, abbia influenzato la capacità di riconoscere i nostri stessi talenti.
Roberto ha lavorato per 51 anni nell’aeronautica, parlava 7 lingue e ne capiva altre 2, ha trascorso una vita piena di incognite, ma viene ricordato grazie al suo Bartini-Beriev VVA-14: l’unico aereo mai progettato capace di volare poco al di sopra del livello del mare, come un ekranoplano, e a grande velocità ad elevate altitudini.