Alcuni dei miei collleghi universitari erano molto ricchi.
Ogni volta che rivedo una loro foto penso una sola cosa: non sono mai stati giovani.
I loro abiti, comportamenti, abitudini, modi di pensare e, ovviamente, la loro capacità di spendere, erano già da adulti.
Essere adulti non è un attributo negativo, di solito, ma lo era per i miei colleghi.
Il loro volto giovane appariva avvizzito dai pregiudizi verso gli altri e dal fatto che il loro futuro era stato già disegnato da qualcun altro.
La bellezza della giovinezza è nella fertilità di idee, ma anche di istruttivi errori.
I miei colleghi mettevano in pratica le vecchie idee dei loro familiari e non avevano spazio per fare errori, o comunque avevano soldi per riparare ad essi. E avevano ereditato tutti i vizi dei peggiori adulti.
Non ho mai visto il loro viso disinteressato o sorpreso. Sembrava che sapessero già tutto, pianificavano, e non capivano il disorientamento di tutti gli altri.
Le alternative alle loro certezze erano sbagliate ed un sorriso sornione sembrava dire “Così va il mondo”.