Caro Mario,

ci siamo incontrati una sola volta, al Cinema Trevi di Roma.

Eri un po’ imbarazzato perché ti intervistava una donna e tu stavi per dire un po’ di cose, oggi, considerate maschiliste.
E dico oggi perché tu sei nato nel 1915, sei stato educato e sei cresciuto in un ambiente maschilista. 

Uno dei tuoi film più noti, “Amici miei”, del 1975 – anno in cui il delitto d’onore era ancora concesso e la riforma del diritto di famiglia era appena arrivata – fotografa un’Italia in cui “l’uomo fa quello che gli pare”(Cit. “Amici miei II”).

Il sorriso amaro dei tuoi occhi precedeva le tue frasi ironiche e dissacranti.

Raccontavi solo le cose essenziali, senza preoccuparti del pensiero dominante, e ti scrollavi le lusinghe di dosso come fossero polvere urticante.

Ricordo di essere uscita dal cinema pensando che, purtroppo, sulla vita, piena di ipocrisia, e sull’Italia, che ha ancora bisogno di riscattarsi, avevi ragione tu.

 

 

Mario Monicelli guarda verso la camera sorridendo

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