Tempo fa ho trascorso le vacanze a Malta.

Ricordo la guida turistica maltese che mi parlava con disprezzo dei turisti perché facevano anche tre docce al giorno.

A Malta l’acqua viene sottoposta ad un processo di desalinizzazione che, oltre ad essere costoso, richiede del tempo.

I maltesi, dunque, evitano di sprecare un bene così prezioso.

La stessa accortezza viene riservata al cibo.

La terra coltivibabile, a Malta, è molto poca, e le coltivazioni sono dedicate solo ad alcuni prodotti. La restante parte del cibo viene importata, con costi che fanno lievitare i prezzi nella vendita al dettaglio.

Lo spreco alimentare è dunque ridottissimo.

Le isole sviluppano un’economia più sostenibile rispetto alle penisole o alle zone continentali perché percepiscono che i beni sono limitati.

La percezione di illimitatezza dei beni che si ha in territori ricchi non insulari è non solo illusoria, ma anche pericolosa per le conseguenze irreversibili che produce.

Ridurre i consumi in maniera responsabile aiuta a valorizzare quel che si produce.

Valorizzare quel che si produce significa offrire un prodotto di qualità ad un prezzo adeguato.

Non abbiamo bisogno di comprare un kg di merce solo perché costa poco, ma di comprarne un kg solo se davvero ci serve!

Due barche al mercato del pesce di Malta in primo piano con la chiesa sullo sfondo

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