Sei il lavoro che fai.
Ho sempre pensato che ognuno di noi avesse qualcosa in più da offrire agli altri, oltre alla propria figura professionale.
Mi sembrano patetiche le persone che hanno bisogno di presentarsi con la propria qualifica per avere l’attenzione della gente in un contesto non professionale, e ho spesso constatato che non hanno una personalità propria.
Questi individui altro non sono che “il racconto di un insieme di successi”, veri o millantati.
Personalmente, per diversi motivi, ho raccontato il minimo indispensabile sulla mia formazione scolastica e sulle professioni che negli anni ho svolto. Ho preferito presentarmi con la mia personalità, meritando il rispetto delle persone per quello che sono e non per quello che faccio.
Mi rendo conto, però, che la mia scelta non paga. Se si esclude l’opinione di parenti e amici intimi, le persone sono più impressionate da quel che diciamo di fare che da quel che realmente siamo.
Maggiore è la capacità di vendere le proprie qualifiche, maggiore è il rispetto, reale o di facciata, che otteniamo. Maggiore è l’interesse che suscitiamo, con verità più o meno vere, maggiore sarà la possibilità di essere ricordati.
Nonostante sia pervenuta a questa saggia conclusione, seppur tardivamente, continuo a preferire le persone che mi impressionano con il loro cervello e non con i loro titoli, scolastici o lavorativi che siano.
E con grande orgoglio mi rendo conto di essere ricordata senza nemmeno il mio cognome, semplicemente come Paola.
Sono d’accordo.
E personalmente, il mio rispetto non va a chi è titolato, se non lo merita.
Esatto! Io rispetto tutti fino a che non smettono di meritare il mio rispetto