La retorica del superuomo è una delle ipocrisie dell’umanità.
Ben lontano dal superuomo di Nietzsche, il superuomo comune è spesso un omuncolo.
Il superuomo comune, infatti, è un uomo che combatte contro i suoi limiti cercando un ambito in cui eccellere.
Se fortunato riuscirà ad eccellere in più ambiti, ma questo non eleva le sue qualità morali.
Spesso questa retorica è alimentata da altri uomini che, in qualche modo, si identificano con lui, a volte per gratificare se stessi, vedendo in lui un modello da seguire.
Alcune donne, le cosìdette donne-uomo, si adoperano nel diffondere la fama di questo superuomo, a volte per sincera ammirazione, altre volte per godere dei vantaggi che si ottengono adulando un’allodola.
E mentre la fama cresce, l’io interiore regredisce. Lo sforzo di rendere impeccabile il superuomo pubblico danneggia il superuomo privato.
Il superuomo in vetrina resta l’omuncolo iniziale, capace di specchiarsi o di guardare le telecamere, ma con la più grande delle invalidità: nessun rispetto da parte degli affetti più cari, senza l’appoggio dei quali non sarebbe stato capace nemmeno di uscire di casa.