Ho quaranta anni da quando avevo sedici anni.
A quei tempi, chiesi a me stessa di smettere di crescere: stavo finedo le decadi disponibili in una vita prima di compiere vent’anni.
Alcuni professori del liceo, che ci educavano alla mondanità invece che alla mondialità, mi chiesero perché non stessi col “gruppo che si diverte”…
Il “gruppo che si diverte” faceva cose che non mi divertivano.
Adesso che sono davvero vicina ai quaranta anni, dico di averne quaranta da almeno due anni.
Do la colpa all’età per la presenza della pancia, pancia che, piccola o grande, ho sempre avuto.
Non sembra più strano che mi piacciano cose “fuori dal tunnel del divertimento”, per usare le parole di un cantante “vecchio dentro” come me.
I miei interlocutori iniziano le frasi con “per l’età che hai…”, che significa “sei giustificata ad essere una schiappa”, mentre io alzo le spalle fiera dei miei limiti.
Il numero degli “sticazzi” aumenta ogni giorno, rendendo più libero il mio cervello da inutili patemi.
E man mano che la giovinezza fugge via dal volto, chiedo a me stessa di ricominciare a crescere.