Il mondo del lavoro, in Italia, è basato sulla cultura della contrapposizione.

Invece di costruire un’ambiente virtuoso, basato sulla crescita personale di ciascuno, si crea un clima di contrapposizione tra il privilegio e la negazione del privilegio.

Inevitabilmente i lavoratori iniziano una competizione negativa, per assicurarsi di stare dal lato giusto della barricata.

In base al livello di carriera raggiunto, si ha un’opinione pessima, negativa o positiva dell’azienda per la quale si lavora. 

A ciascun livello professionale corrisponde un livello di privilegio inesisteste, minimo o massimo.

La cosa più negativa in assoluto è la corsa al ribasso: il manager, di qualunque livello, pur riconoscendo il valore reale di ciascun lavoratore, dà valutazioni volutamente peggiorative.

Il motivo di questa pratica barbara risiede nell’insufficienza delle risorse da distribuire in termini di premi e promozioni.

Si ritiene sia meglio convincere il lavoratore di non aver raggiunto il risultato, piuttosto che spiegargli che, nonostante abbia oltrepassato le aspettative, non c’è trippa per gatti. 

Ovviamente, la risorsa qualificata si accorge immediatamente della truffa e, prontamente, se ne va in un’altra azienda. La risorsa meno qualificata, si accorge più tardi del giochetto, ma, non avendo altre alternative, asseconda il malcostume aziendale e si crogiola nella sua valutazione negativa, riducendo, mese dopo mese, la sua produttività.   

Se solo la cultura aziendale italiana provasse a valorizzare i lavoratori invece che sminuirli, guadagnerebbe, in termini di fedeltà all’azienda e produttività, un surplus umano ed economico in grado di mettere in prospettiva qualunque premio o promozione. 

tre coppe una d'oro, una d'argento e l'altra di bronzo, posizionate sui tre gradini del podio

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Keep Calm & Drink Coffee

    Che tristezza …

    1. Figlia del mio tempo

      Esatto, svalorizzazione delle risorse

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