Cara Liliana,
ci siamo incontrate al Binario 21, a Milano, qualche mese prima che venissi nominata senatrice a vita.
Ricordo il buio e il freddo di quei vagoni, il tunnel senza luce in fondo e tu che sembravi abituata a quell’inferno.
Io accendevo la torcia del mio telefono, ma i tuoi occhi non ne avevano bisogno.
La tua compostezza e dignità sembravano aver dominato l’orrore, ma la rabbia per averti tolto il padre la vedevo ancora viva.
Tuttavia la cosa che ricordo con maggior piacere è stato vederti sorridere, davanti ai bambini curiosi, che ti guardavano come fossi una statua.
La tua imponenza, fisica e morale, ha schiacciato quel serpente del passato, ma tu non hai dimenticato e non perdoni.
E io, come te, non dimenticherò e non perdonerò.