Cara Liliana,

ci siamo incontrate al Binario 21, a Milano, qualche mese prima che venissi nominata senatrice a vita.

Ricordo il buio e il freddo di quei vagoni, il tunnel senza luce in fondo e tu che sembravi abituata a quell’inferno. 

Io accendevo la torcia del mio telefono, ma i tuoi occhi non ne avevano bisogno.

La tua compostezza e dignità sembravano aver dominato l’orrore, ma la rabbia per averti tolto il padre la vedevo ancora viva.

Tuttavia la cosa che ricordo con maggior piacere è stato vederti sorridere, davanti ai bambini curiosi, che ti guardavano come fossi una statua.

La tua imponenza, fisica e morale, ha schiacciato quel serpente del passato, ma tu non hai dimenticato e non perdoni.

E io, come te, non dimenticherò e non perdonerò.

Liliana Segre da bambina in braccio al padre Alberto Segre entrambi sorridenti

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